lunedì 2 febbraio 2009

Revolutionary road


Dall'autore di American Beauty, Sam Mendes, non ci si poteva certo aspettare una scelta diversa dal dimenticato romanzo di Richard Yates, Revolutionary road.
E' infatti nelle corde del regista la riflessione e la critica nei confronti del modello della famiglia borghese americana e delle sue nevrosi. Diciamo che, rispetto ad American Beauty, qui si torna alle origini di quella nevrosi, a quegli anni Cinquanta che, superata la crisi della guerra mondiale, videro un inaspettato benessere economico e una ricerca spasmodica di una tranquillità suburbana, destinata a diventare prototipale dello stile di vita americano.
Il film mi ha ricordato anche Lontano dal paradiso, di Todd Haynes, altro dramma familiare ambientato negli anni Cinquanta, altro regista particolarmente attento alle contraddizioni della società americana.
Il film ha un impianto quasi teatrale, si coglie perfettamente che nasce da un testo letterario. Probabilmente il regista ne ha simbolicamente accentuato il carattere claustrofobico per comunicare il senso di ingabbiamento dei protagonisti.
Bella la rappresentazione di questa borghesia americana vestita tutta uguale, che abita in casette bellissime ma tutte uguali, che prende il treno tutte le mattine allo stesso orario per raggiungere il proprio cubicolo impiegatizio.
Bella la rappresentazione di una società di scontenti che fanno tutti finta di essere felici, e quando non fanno più finta e esprimono il desiderio di qualcosa di diverso vengono additati come pazzi o infantili.
Certo, la sceneggiatura manca un po' della profondità e del carattere introspettivo del testo letterario e per quanto bravi possano essere gli attori il risultato non è sempre all'altezza. Kate Winslet e Leonardo di Caprio, ma anche i comprimari, sono bravi e contribuiscono a creare quel senso di angoscia, a trasmettere quella mancanza di vie di uscita, a far presagire la tragedia fin dalla prima scena.
E alla fine del film ci chiediamo tutti quanti compromessi siamo disposti ad accettare e qual e' il limite da non travalicare per non rinunciare al nostro futuro e alla vita che desideravamo.
Voto: 3,5/5

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