mercoledì 3 aprile 2013

Perché essere felice quando puoi essere normale? / Jeanette Winterson


Perché essere felice quando puoi essere normale? / Jeanette Winterson; trad. di Chiara Spallino Rocca. Milano: Mondadori, 2012.

L'ultimo libro di Jeannette Winterson non è un romanzo, non è propriamente un'autobiografia, non è un diario, ma in qualche modo è un po' tutte queste cose insieme. Sì, perché dentro c'è il racconto di una parte della storia della scrittrice, ma c'è anche il fluire dei pensieri e dei ricordi, la riflessione sul passato, la necessità di dare un senso a tante cose apparentemente scollegate.

Lo stile non è quello a volte involuto e astratto dei suoi romanzi - che pure in alcuni casi mi sono piaciuti moltissimo - ma uno stile piano, molto narrativo, a volte da vero e proprio flusso di coscienza.

Dietro la scrittrice scopriamo una giovane donna con una storia molto complicata e dolorosa alle spalle, alla ricerca della propria identità, e soprattutto alla ricerca della propria capacità di amare.

Ne viene fuori un personaggio duro e fragile al contempo, in perenne conflitto con se stesso e con il mondo circostante, ma in cerca di un equilibrio e della pace interiore.

La lettura è gradevole, a volte esilarante alla maniera di Bennett, altre volte triste se non deprimente, a volte quasi paradossale. E attraverso il racconto di Jeanette vediamo passare sotto i nostri occhi la storia dell'Inghilterra degli ultimi trent'anni, oltre che la storia personale della protagonista.

Come dice la stessa Winterson al termine del libro, lei stessa non sapeva in che direzione si sarebbe mossa la scrittura di questo libro durante l'atto dello scrivere, né dove l'abbia portata. Ma comprendiamo - da quanto abbiamo letto nelle pagine precedenti - che per l'autrice la scrittura è un atto necessario, un atto di comprensione di sé, un passaggio nei meandri della propria coscienza che non è evitabile.

Il groviglio inestricabile tra vita e letteratura che si riconosce in questo libro è parte integrante della Winterson come persona e come scrittrice, cosicché, solo provando a tirare il filo giusto, è possibile per l'autrice individuare una linea di comprensione degli eventi e gettare luce sul senso dell'esistenza.

Bello. A volte toccante. A volte respingente. Come Jeanette, penso di poter dire.

Voto: 3,5/5

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