mercoledì 15 gennaio 2014

Lunchbox


Chi si aspettasse di vedere rappresentato in questo film il roboante e rutilante mondo di Bollywood resterebbe totalmente deluso. Perché Lunchbox è stato girato in India da un regista indiano con attori indiani, ma ha scelto di rappresentare l’India vera, quella di una Mumbai straripante di gente e malinconicamente e grigiamente operosa nel sostenere un’economia in fase di crescita.

La storia è a dir poco minimale: Ila (Nimrat Kaur) prepara ogni giorno il pranzo per suo marito e consegna il lunchbox all’efficientissimo sistema indiano che consente a tutti i lavoratori in città di avere il loro lunch box sulla scrivania all’ora di pranzo. Un giorno il lunchbox di Ila finisce sulla scrivania di Saajan (Irrfan Kahn), che non solo apprezza il cibo al punto da ripulire tutte le scodelle ma decide di scrivere all’ignota donna che l’ha preparato.

Da lì inizia una conversazione epistolare che salterà completamente i preliminari della conoscenza per andare direttamente al disvelamento dei malesseri dell’anima, dei sentimenti nascosti nelle pieghe del cuore, del desiderio di cambiamento, del bisogno di trovare una vita nuova. Un disvelamento che non sarà banalmente destinato a un incontro, ma certamente cambierà entrambi i protagonisti. Un disvelamento che non disdegna il sorriso (garantito soprattutto dal controcanto costituito dalla voce della zia di Ila che dal piano di sopra commenta tutto quello che accade con straordinaria ironia), ma che si nutre soprattutto di malinconia di fronte a un mondo che cambia, dimenticando spesso la sua dimensione migliore, e a una vita personale che deve fare a suo volta i conti con la perdita degli affetti.

L’India di Ritesh Batra è un paese caratterizzato dalla ritualità, ossia dalla ripetizione lenta e instancabile di abitudini e modi di vivere, che trova il suo riflesso anche nella rappresentazione della storia di Ila e Saajan, nella quale le abitudini del quotidiano la fanno da padrone.

Quella di Ila e Saajan è un’India che si sente impotente - o forse non ancora pronta - di fronte alla lezione di Amartya Sen, ossia un’India per la quale il prodotto interno lordo ha completamente soffocato la felicità interna lorda, quella che i due protagonisti cercano nel vicino Buthan.

Non vi aspettate una commedia sentimentale brillante, un ritmo da commedia americana, una visione a cuor leggero. Lunchbox è certamente un prodotto cinematografico maturo e spendibile sul piano internazionale (e non a caso ha riscosso molti successi nel mondo occidentale), ma è anche un film che affonda profondamente le proprie radici nel terreno culturale e sociale dell’India contemporanea, con una strizzatina d’occhio certamente malinconica ai sapori del passato, rappresentati da una cucina indiana che è l’emblema stesso della ritualità e della lentezza.

Voto: 3/5

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