domenica 2 agosto 2015

The Notwist, Roma, Villa Ada, 21 luglio 2015

La mia serata inizia con me che arrivo al botteghino insieme a L., la quale in mezzo secondo compra il suo biglietto a 12 euro. Io l'ho comprato mesi e mesi prima e sono lì con il mio foglietto per il ritiro e la ragazza che mi dice "Ma il suo biglietto non c'è!". "Come non c'è? Controlli meglio!". "Le dico che non c'è. Mi faccia vedere la mail di conferma.... Ah, ma certo, lei ha pagato 10 euro in più per riceverlo a casa con il corriere espresso...".

In un attimo realizzo che effettivamente mi era arrivato un biglietto a casa e mi ero chiesta perché. A volte (spesso) sono davvero rin*******ta! E meno male che villa Ada è vicino casa e posso tornare indietro a prendere un biglietto che mi è costato il doppio di quanto sia costato a L. che l'ha comprato la sera stessa! No comment!

Comunque, eccoci nell'isoletta in mezzo al laghetto, sedute a un tavolino a bere una birra e divorare un hamburger (non ci vediamo più dalla fame!). Due appunti: innanzitutto non si capisce perché per arrivare all'area concerti (e anche per uscirne) dobbiamo fare il giro largo attraverso il mercatino; in secondo luogo, la ristorazione quest'anno lascia un po' a desiderare non tanto nella qualità, quanto nella limitatezza e nella scarsa varietà (oltre che nei prezzi). Mah!

Dulcis in fundo, i Notwist (che io ho già visto ben due volte dal vivo, al Circolo degli artisti e all'Auditorium) salgono sul palco dopo le 22,30 (concerto previsto per le 21,30 e l'indomani io devo alzarmi alle sei!). Ma quando salgono sul palco - e nonostante i dolori che la posizione in piedi in vecchiaia (!) rende inevitabili - capisco che in qualche modo ne è valsa la pena. I Notwist non sono in tour promozionale; il loro ultimo album, Close to the glass, è uscito l'anno scorso, e quindi la band tedesca si sente libera di spaziare nel proprio repertorio come più gli aggrada e di giocare quanto vuole con gli arrangiamenti, usando oltre che gli strumenti classici, anche giradischi, campionatori e tutta una complicata strumentazione con cui fanno magie.

La cosa bella è che in scaletta mettono molto del loro lavoro più famoso, Neon Golden, che è anche quello più riuscito, un quasi capolavoro, in particolare su tracce come Consequence e la stessa Neon Golden, queste ultime entrambe proposte nel bis richiesto dal pubblico.

Per il resto è uno scintillio di musica e di arrangiamenti, una fluidità di suoni che si mescolano gli uni con gli altri e che trasformano alcune tracce in veri e propri medley, in cui finiscono tutti i generi, rock, jazz, house e quant'altro.

A mio modo di vedere, una band in grandissima forma, che ha trasformato un repertorio, se volete ormai scontato per chi li conosce e li segue da un po', in una esperienza sonora del tutto nuova e imprevedibile.

Non si continua a fare musica di qualità dal 1989 a oggi e a conquistare il pubblico se non si è davvero dei gran musicisti e i fratelli Markus e Michael Acher, insieme agli altri componenti della band, lo sono con certezza.

Voto: 3,5/5

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