lunedì 7 marzo 2016

Carol / Patricia Highsmith

Carol / Patricia Highsmith; trad. di Hilia Brinis. Milano: Bompiani, 1995.

Subito dopo essere andata a vedere il film omonimo di Todd Haynes ed essere rimasta affascinata dall’universo rarefatto lì rappresentato e da una sceneggiatura perfettamente in equilibrio tra pieni e vuoti, mi ero ripromessa di leggere il libro da cui il film è stato tratto, ossia il romanzo pubblicato per la prima volta da Patricia Highsmith nel 1952 con il titolo The price of salt sotto lo pseudonimo di Claire Morgan, e poi ripubblicato più avanti con il titolo di Carol.

Il romanzo della Highsmith non solo conferma ma rafforza l’idea che la vera protagonista di questa storia è la giovane Therese, il cui punto di vista è quello assunto nel libro (sebbene con l’utilizzo della terza persona). Alla fine della lettura non ho potuto fare a meno di apprezzare ulteriormente la sceneggiatura di Phyllis Nagy, che davvero fa un’operazione di riscrittura raffinata, in cui pur modificando eventi e situazioni per renderli più adatti al grande schermo, non solo cita e riutilizza dettagli e particolari significativi del romanzo, ma mantiene inalterato lo spirito e l’atmosfera emotiva di questa storia.

Chi ha trovato il film emotivamente non coinvolgente e narrativamente non dirompente, leggendo il libro troverà almeno parzialmente la risposta a queste sensazioni. La storia di Therese e l’amore tra lei e Carol viene raccontato dalla Highsmith senza clamori: pur essendo chiaro che all’epoca in cui il romanzo fu scritto l’omosessualità esisteva solo in modo sotterraneo ed era fortemente stigmatizzata dalla società, il sentimento che nasce tra Therese e Carol viene presentato in modo estremamente naturale. Therese non è devastata interiormente dal fatto di accorgersi di amare una donna, bensì dal fatto di perderla, e l'amore tra Therese e Carol non è mai lo strumento di una battaglia sociale, se non quella imposta a Carol da fattori assolutamente personali, quali la separazione dal marito e l'affidamento della figlia.

Il libro - come il film - è fatto di molti silenzi, con la differenza però che la parola scritta consente di tradurli e renderli espliciti. Dunque, il libro forse ci permette di comprendere molto di più di Therese, per quanto non ne risulti alterata l'immagine che ne viene fuori, mentre gli altri personaggi nel libro escono parzialmente dal punto di vista di Therese per acquisire vita propria e per sottoporsi alla nostra visione e interpretazione.

Il personaggio di Carol è in un certo senso quello che rimane più coerente tra il piano letterario e quello cinematografico: Carol resta parzialmente insondabile nelle sue reazioni anche per noi lettori e spettatori, non solo per Therese. L'amore per Therese, così fortemente difeso anche a costo di rinunciare ad altre parti importanti della propria vita, viene fuori quasi improvviso in un atteggiamento di fondo che nasconde preoccupazione e ansia dietro un'apparenza composta e fredda. Così la vede Therese, così la vediamo noi, questa donna affascinante, eppure a volte sfuggente.

Non so che effetto mi avrebbe fatto leggere questo libro indipendentemente dalla visione del film; direi che non sono in grado di dirlo. Leggerlo dopo averne visto una trasposizione cinematografica così attenta, rispettosa e al contempo autonoma, è stata un'esperienza di grandissima ricchezza e per quanto mi riguarda unica nel suo genere.

Voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!