giovedì 12 maggio 2016

Friuli o non Friuli? This is the question

Quest'anno decidiamo di trascorrere il ponte del 25 aprile in Friuli, regione che io personalmente conosco poco, avendola frequentata solo per le lezioni del mio dottorato a Udine e per qualche occasione di lavoro a Trieste.

In realtà tutto nasce dal fatto che il video di una delle ultime canzoni di Elisa è girato alla riserva del Cornino e ci è venuta una gran voglia di esplorare questa zona. E così il nostro gruppo vacanze si dirige verso Forgaria nel Friuli, alle pendici del Monte Prat, dove abbiamo prenotato una intera casetta a nostra disposizione attraverso l'Albergo diffuso.

Quando arriviamo lì, anzi ancora prima perché con noi c'è un originario di Azzano Decimo in provincia di Pordenone che ce lo annuncia, capiamo che la litania sarà che al di qua (ossia a ovest) del Tagliamento non è veramente Friuli, tanto che non si parla neppure friulano. In realtà è una specie di boutade che i friulani dicono un po' per scherzo, ma alla fine è diventato il tema portante della nostra vacanza, visto che siamo andati continuamente da una parte all'altra del Tagliamento.

La prima sera, appena arrivati, il nostro primo incontro è con Anna Maria, la signora che ci consegna le chiavi di casa. E lì capiamo che i friulani non sono affatto chiusi e schivi come uno potrebbe pensare, bensì non aspettano che l'occasione buona per attaccare bottone. E così Anna Maria ci dà una prima prova della socialità inaspettata di questo popolo. Appena riusciamo a chiudere la conversazione, ci fiondiamo all'Agriturismo Verde Friuli dove facciamo la nostra prima cena a base di grassi saturi: salumi, formaggi, frico e primi piatti molto ben conditi. Tutto buonissimo e una gran vista notturna (con tanto di luna rossa) sul fiume Tagliamento e sul monte Ragogna.

Il giorno dopo il tempo è brutto e così - piuttosto che fare gite naturalistiche - decidiamo di andare a visitare un po' di paesi nei dintorni. Prima Venzone, distrutto dal terremoto e poi ricostruito pietra su pietra, con tanto di mura e di fortino esterno su cui ci inerpichiamo per godere la vista sulla città, sulle colline e sul fiume. Non prima di aver fatto una pausa all'Osteria Marcurele, dove oltre alla consueta fornitura di salumi e formaggi ci viene servito un Pinot grigio eccellente. E anche qui il proprietario ci dice mille cose di questa regione e sembra non ci voglia più lasciare andare. Visita alla cattedrale, al piccolo battistero esterno, puntatina al punto vendita della latteria di Venzone e a uno dei tanti negozi di lavanda, e ci si muove verso Gemona, altro paese pesantemente colpito dal terremoto del 1976. Qui saliamo al castello dove però sono ancora in corso i lavori di ricostruzione e poi ci dirigiamo verso il duomo, sulla cui facciata spicca la grande statua in bassorilievo di San Cristoforo e un fregio - sempre in bassorilievo - con i bellissimi magi dormienti. Il parroco sta andando via e ha appena chiuso tutto, ma quando ci vede riapre per noi e ci permette di visitare il duomo (collocato praticamente sotto una montagna) all'interno. Uscendo, anche lui inizia a raccontare la storia del terremoto e tutte le sue opinioni su quello che è successo dopo.

Tappa successiva ad Artegna in visita al piccolo castello Savorgnan (che non riusciamo a visitare all'interno), ma che sta in cima a una collinetta con tutta la sua grazia. Infine, eccoci a San Daniele, dove visitiamo prima la chiesetta sconsacrata di Sant'Antonio Abate dove c'è un abside interamente ricoperto di affreschi del tre-quattrocento (quella che gli abitanti chiamano "la loro cappella sistina") e poi saliamo alla piazza principale e facciamo un giro nelle stradine, soffermandoci in particolare alla casetta medievale che oggi è la sede degli alpini e da cui arriva un buon odorino di salsiccia arrosto.

E infatti è ormai ora di cena e siamo diretti in una frazione di San Daniele, Cimano dove si trova la Trattoria Dal Piciul e dove fortunosamente abbiamo trovato un tavolo. La cena è favolosa: piatti di prosciutto San Daniele divino, agnello, asparagi, dolci e vino, tutto buonissimo. Personale gentile e al momento di pagare la cameriera, che è in realtà la figlia del proprietario, non solo ci offre un liquore all'alloro ma ci intrattiene con una lunghissima conversazione pure lei, al punto che altri ospiti si spazientiscono perché non riescono a pagare.

Il secondo giorno siamo diretti verso il cosiddetto Museo della Grande Guerra, che è in realtà un museo all'aperto che segue alcuni sentieri nelle colline e nelle montagne intorno al Tagliamento. Il percorso inizia da Tabine dove lasciamo la macchina e ci incamminiamo nel bosco. Prima tappa è il castello di Ragogna, da cui si gode una vista spettacolare sulle colline e sull'onnipresente Tagliamento, poi decidiamo di proseguire verso le fortificazioni sul monte e quella che doveva essere una passeggiata di una mezz'oretta ci porta via quasi quattro ore, facendosi passare per la fattoria con le caprette e arrivare a un punto panoramico sul - che ve lo dico a fare - il Tagliamento. L'ora del pranzo è ormai passata da un pezzo, ma la fame no, dunque ripieghiamo su uno dei tanti posti vicino San Daniele che vendono prosciutto e facciamo uno spuntino con prosciutto e grissini! Slurp!

A questo punto abbiamo la forza di andare verso Cividale, nostra ultima tappa della giornata. Qui fa un freddo pazzesco, per cui immediatamente ci sediamo in un bar a prendere una tisana o una cioccolata calda ;-) Poi cominciamo i nostri giri per il centro. Le cose culturali da vedere sono tutte chiuse perché è tardi, cosicché attraversiamo più e più volte il bellissimo Ponte del Diavolo e ci perdiamo nelle stradine del borgo medievale fino al Monastero, e poi andiamo in piazza Paolo Diacono e inseguiamo le tracce delle origini romane della città. Per cena scegliamo l'Antico Leon d’oro, che – come tutti i posti dove abbiamo mangiato – non ci delude.

L’ultimo giorno della nostra permanenza friulana c’è finalmente un po’ di sole, così ne approfittiamo per andare finalmente alla riserva del Cornino. Prima andiamo al lago con le acque verdi e azzurre trasparentissime che si presta a essere fotografato in tutte le fogge. Peccato perché c’è parecchia gente e molti motociclisti in gita per il 25 aprile, altrimenti il posto sarebbe ancora più suggestivo. Dopo aver girato intorno al lago continuiamo attraverso i sentieri nella riserva e sbuchiamo sul Tagliamento (guarda un po’!), in un posto dove sembra di essere fuori dal mondo: fiume, sassi, sabbia, verde, fiori e montagne tutto intorno. Un posto che scenografico è dir poco. Certo, c’è anche una compagnia di genitori con bambini arrivati per un pic nic sul fiume, ma tutto sommato lo spazio è talmente grande che quasi non li si nota. Infine andiamo al punto di osservazione da cui si domina la riserva e si vede dall’alto sia il lago sia il fiume.

Ed eccoci sulla via verso casa a ora di pranzo. Da qualche parte bisognerà pure fermarsi a mangiare. Le nostre telefonate nei posti che ci piacerebbero hanno esito negativo: tutti oggi sono a mangiare fuori. Un barista ci dice che sulla strada la prima trattoria utile è a Valeriano. E qui infatti troviamo posto al Don Chisciotte. Non ci aspettiamo granché ma anche questa volta i friulani ci sorprendono e ci aspetta ancora una volta un pranzo strepitoso, per quanto certamente non leggero.

Satolli, siamo pronti a tornare verso casa, felici di aver scoperto una regione che non ci aspettavamo, così accogliente da tanti punti di vista, e pronti a tornarci per esplorarla ancora.

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