domenica 29 maggio 2016

Joan as Police Woman. Monk, 20 maggio 2016

Dopo nemmeno un anno, Joan Wasser, in arte Joan as Police Woman, torna a suonare e cantare a Roma, in un solo act, ossia senza band, e senza che sia uscito alcun suo nuovo lavoro.

Il perché ce lo spiega lei stessa praticamente all'inizio del concerto: non riesce a stare troppo lontana dall'Italia di cui è praticamente innamorata, e in attesa dell'uscito a ottobre del suo nuovo album, realizzato insieme a Benjamin Lazar Davis (visto l'anno scorso al Parco della Musica), ha deciso di proporre questi concerti un po' intimi in quattro date italiane.

Stasera Joan ha un'aria particolarmente rilassata e contenta. Fin da subito apprezza l'affetto con cui il pubblico la accoglie, e scherza a più riprese, come quando ci dice che - dovendo decidere la mise per il concerto - ha deciso di vestirsi casual: ciò dopo essere salita su un palco con una tuta dorata e luccicante super attillata e degli stivaletti tacco 14. O ancora quando non sa quale canzone segue nella scaletta e si piega a prendere il foglio, dicendoci che ormai non ci vede mica più tanto bene e se lo porta vicinissimo agli occhi.

Le prime canzoni del suo concerto ce le propone seduta al pianoforte a coda: sono delle slowed versions delle sue canzoni più famose, soprattutto dei primi album. L'atmosfera è molto calda e intima, e il pubblico ascolta in religioso silenzio salvo poi esplodere in applausi e urletti al termine di ciascuna esecuzione.

Dal pianoforte Joan si sposta poi alla chitarra, dove di nuovo ci propone alcune canzoni del suo repertorio con arrangiamenti minimali, che in qualche modo valorizzano la struttura originale delle sue composizioni nonché i testi.

Durante questa prima parte del concerto ci fa ascoltare anche due inediti: una canzone dedicata a suo padre venuto a mancare poco tempo fa e una dedicata al cantante Elliott Smith. Poi a un certo punto Joan ci dice che ci esegue l'ultima canzone... e lì vocìo di disapprovazione del pubblico; ma Joan ci sta in realtà dicendo che quella sarà l'ultima canzone che parla di morte, e che poi passerà a canzoni più allegre nei contenuti e nei ritmi!

Peccato che a un certo punto sbaglia un accordo alla chitarra, e con quello la sua concentrazione si sfilaccia un po'. Cosicché la seconda parte del concerto risulta meno perfetta e armoniosa sul piano dell'esecuzione musicale e canora, ma non meno coinvolgente e affettuosa.

In fondo il concerto di stasera è una specie di occasione di ritrovo tra amici di lunga data, Joan da una parte e il pubblico romano dall'altra, amici che si stimano e si vogliono bene, e che sono pienamente disponibili a comprendere le imperfezioni dell'altro, perché questo li rende ancora più vicini e umani.

Ed è per questo che, nonostante tutto, quando Joan termine la sua scaletta, il pubblico la richiama a gran voce una prima e una seconda volta, perché quando si è amici il tempo che si trascorre insieme passa sempre troppo in fretta e non ci si vorrebbe mai lasciar andare.

Ti aspettiamo presto di nuovo a Roma, Joan. Non ci fare aspettare troppo.

Voto: 3,5/5

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