lunedì 18 luglio 2016

Les amours imaginaires

Nella strepitosa cornice della rassegna cinematografica organizzata ogni anno a piazza san Cosimato dai ragazzi del Cinema America Occupato vado a vedere uno dei film della bella retrospettiva dedicata a Xavier Dolan, in attesa dell'uscita del suo ultimo film Juste la fin du monde.

Il film in questione è Les amours imaginaires, uscito nel 2010. Mi posiziono in una delle poche sedie a disposizione nonostante manchi ancora un'ora all'inizio del film, e mangio la seconda delle due pizze fritte comprate da Don. L'atmosfera è un po' quella da sagra di paese ed è curioso vedere un pubblico che in parte sarebbe andato anche al cinema a vedere questo film, in parte invece è qui perché fa caldo, la piazza è vicina e un film gratis sul grande schermo buttalo via.

Il film di Dolan vede protagonisti Francis (lo stesso Xavier Dolan) e Marie (Monia Chokri), due amici di vecchia data che a una cena conoscono il giovane Nicolas (Niels Schneider), un ragazzo biondo e boccoloso che è una via di mezzo tra una statua greca e un angelo. Entrambi se ne innamorano e Nicolas - non è chiaro se in maniera un po' ingenua ovvero maliziosa - dedica a entrambi le sue attenzioni e alimenta con i suoi atteggiamenti i sentimenti di ciascuno dei due, probabilmente per soddisfare più o meno consapevolmente il proprio narcisismo. Man mano che il tempo passa e questo strano menage à trois continua, i rapporti tra Francis e Marie si fanno tesi, a causa della gelosia, mentre ciascuno di loro si fa sempre più assorbire dall'ossessione per Nicolas, anche a scapito delle storie che ognuno sta vivendo. Francis, in modo tendenzialmente masochistico, colleziona rifiuti sentimentali che segna con delle tacche sul muro; Marie sembra quasi a disagio nel tempo in cui vive ed è alla ricerca di una propria personale bolla sentimentale fuori dal tempo.

La vicenda di Francis, Marie e Nicolas è inframmezzata da brani di interviste a giovani che raccontano le loro storie d'amore sfortunate, ossessive, interrotte, mai iniziate, che più volte strappano un sorriso tra il deridente e l'amaro.

Il racconto di Dolan utilizza un registro in parte ironico, in parte autocompiaciuto, e tutto il film oscilla tra questi due poli. Il giovane regista canadese dimostra anche in questo lavoro la sua straordinaria capacità di mettere a nudo le contraddizioni dei sentimenti umani e la nostra fragilità emotiva, e fa sicuramente centro quando utilizza il linguaggio ironico-tragico. Dall'altro lato, però, l'abuso del ralenti, la ripetitività di alcuni moduli narrativi, il virtuosismo dei filtri colorati e l'uso un po' stucchevole della musica dal mio punto di vista non fanno un buon servizio a un film che pure riesce a indagare le complesse sfaccettature dell'amore non corrisposto, mettendone a nudo i corticircuiti psicologici che ne sono alla base.

A questo punto, perché non andare avanti con l'intera retrospettiva? :-)

Voto: 3/5


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