martedì 3 giugno 2014

Denmark: Welcome to the happiest country of the world. I parte

Un cartello con la scritta che dà il titolo a questo post campeggia sulle porte girevoli all’ingresso dell'aeroporto di Copenhagen. In realtà si tratta della pubblicità della Coca Cola, ma non è affatto un caso che la multinazionale abbia deciso di pubblicizzare così il suo prodotto proprio in questo paese, che ha fatto del benessere di vita e della felicità personale delle vere e proprie bandiere.

Poi, come dice il mio amico olandese M., "è bugia". E del resto basta guardare ciò che la Danimarca produce a livello cinematografico e musicale (mi vengono in mente Lars Von Trier e Thomas Vinterberg per il cinema, e Agnes Obel per la musica) per capire che la facciata di popolo felice e che si gode la vita non può non nascondere sotto la superficie malinconie e frustrazioni, come del resto è normale che sia. Anche gli ultimi risultati alle elezioni europee qualche segnale distonico lo danno.

Però devo dire che in questi quasi 12 giorni di su e giù per la Danimarca (e per la Scania) la sensazione che i danesi tengano al ben vivere complessivamente più di altri popoli che abbiamo conosciuto è stata molto forte. C. non ha resistito e ha etichettato i danesi come "fastidiosamente atletici e in forma, fastidiosamente alti e biondi, fastidiosamente carini e accoglienti, fastidiosamente ricchi", tanto che dopo qualche giorno non facevamo altro che cercare in giro segnali del fatto che non fossero felici tanto quanto ci stavano facendo credere. Purtroppo non ne abbiamo trovati moltissimi, fors'anche perché le condizioni atmosferiche ci hanno graziato e ci hanno regalato praticamente 9 giorni di sole.

Va anche detto che si tratta di un paese che ha una popolazione di circa 5.500.000 di abitanti, di cui quasi un milione vivono tra Copenhagen e Arhus, cosicché si può immaginare qual è la densità di popolazione del resto del territorio. Per noi è stata una boccata di libertà e una possibilità di fruire lo spazio di grandissimo godimento.

Fatta questa premessa, potrei stare qui per post e post a raccontarvi del nostro viaggio. Ho fatto circa 1.400 foto e questo ve la dice lunga su quante cose avrei da dirvi, ma cercherò di essere il più breve possibile (per una come me che ha sempre fatto i temi troppo lunghi!).

Abbiamo volato su Copenhagen, che ci ha accolto con cielo grigio e pioggia, però abbiamo subito apprezzato il nostro b&b a Cristianhavn, una mansardina con ogni confort gestita da un donnone di nome Susanna Lund. La prima sera abbiamo cenato con un ottimo hamburger al quartiere latino in un posto stretto e lungo, organizzato all’interno come un vero e proprio vagone di tram, lo Sporvejen.

I trasporti pubblici sono carissimi, per quanto efficienti, ma ci accorgiamo presto che sostanzialmente non è necessario prenderli, perché si può andare praticamente ovunque a piedi. Scopriamo anche in fretta che l’automobile sarebbe stato meglio prenderla dopo i due giorni a Copenhagen, visto che il parcheggio costa praticamente quanto il noleggio!!

Copenhagen è una città senza grandi sorprese né attrattive, ma forse proprio per questo molto piacevole e rilassante. Vi segnalo un posto che ci è piaciuto moltissimo: Torvehallerne, mercato coperto in Israel Plads dove potrete mangiare qualunque cosa in una bella atmosfera. Qui mangiamo il nostro primo smørrebrød, la fetta di pane su cui i danesi mettono di tutto costruendo qualcosa che più estetico e di design di così non si può.

Trascino C. a visitare due biblioteche: innanzitutto la Kongelige Bibliotek, il cosiddetto diamante nero, e poi in una periferia a nord della città la nuova biblioteca del quartiere di Bispebjerg, dove Mikkel, un giovane bibliotecario simpatico e competente ci spiega tutto non solo della struttura, ma anche di quest’area della città.

Segnalo per una pausa Bang & Jensen su Istedgade (nel quartiere di Vesterbro), dove beviamo un’ottima birra e mangiamo un abbondante hummus.

Immancabili poi le passeggiate al Quartiere Latino e la visita all’enclave di Christiania, la città libera all’interno di Christianhavn che ha una storia davvero incredibile e resta un posto abbastanza assurdo.

Il giorno dopo attraversiamo in orizzontale tutta la Danimarca, per arrivare sulla costa ovest, nello Jutland. Dopo una sosta a Kolding per una rapida visita al castello e un’occhiata al lago, eccoci a Ribe, la nostra meta, quella che le guide dicono essere la città più antica della Danimarca (alcuni insediamenti risalvono all'VIII secolo, ma lo sviluppo maggiore è stato intorno al 1500!). Effettivamente il centro del paese è suggestivo, per non parlare del tramonto sul canale che lo attraversa. Consigliatissimo il Danhostel di Ribe, talmente tanto che decideremo per entrambe le sere di cucinare noi e di mangiare qui!

Ribe si affaccia sul mare di Wadden, una riserva naturale caratterizzata da ampi fenomeni di maree, e abbiamo in animo di fare una gitarella in una delle isole che qui si trovano; così andiamo a Esbjerg in macchina e da lì prendiamo il traghettino per Fanø. Con le biciclette a noleggio la attraversiamo tutta, da Nordby (dove arriva il traghetto) a Søderho, la punta più a sud. Che dire di Fanø? Dune bellissime che improvvisamente si aprono su spiagge grandissime, dove si può camminare per ore senza mai arrivare dove veramente si possono mettere i piedi nell’acqua. Foreste e paesini che sembrano quasi fantasma. A Søderho merita una sosta il Søderho Kro, una taverna con un giardino nel verde a pochi passi dal mare, dove desidereremmo rimanere per il resto della vacanza.

La nostra tappa successiva è Arhus, però prima di arrivare nella seconda città della Danimarca ci fermiamo a Himmelbjerg, che significa “montagna del cielo”, ma è una collina di 147 m da cui però si gode una vista stupenda sulla regione dei laghi a sud di Silkeborg. Facciamo una passeggiata nei boschi e un picnic sull’erba per la gioia di C. che ama l’outdoor!

(Continua qui)

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